skip to Main Content

Ecco convergenze e divergenze fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio

Il Taccuino Meneghino di Walter Galbusera sul governo in fieri tra Di Maio e Salvini Il governo Di Maio-Salvini, che non si sa se nascerà, suscita preoccupazione per gli effetti negativi che potrebbero ricadere sull’intero Paese a causa del fatto che i due protagonisti si erano contrapposti duramente su posizioni spesso inconciliabili e “alternative” durante…

Il governo Di Maio-Salvini, che non si sa se nascerà, suscita preoccupazione per gli effetti negativi che potrebbero ricadere sull’intero Paese a causa del fatto che i due protagonisti si erano contrapposti duramente su posizioni spesso inconciliabili e “alternative” durante la campagna elettorale. A questo si accompagna la curiosità di conoscere i contenuti di un “contratto” cui si richiede chiarezza e concretezza, proprio per evitare che i contraenti si possano giocare reciprocamente brutti scherzi.

Sono noti gli elementi di criticità di cui Lega e 5stelle devono tener conto, a partire dagli effetti annuncio su temi particolarmente sensibili come la politica estera, il futuro dell’euro, gli equilibri di bilancio che potrebbero dar la stura alla speculazione internazionale con un’alta probabilità di uccidere in culla la nuova compagine ministeriale. Per questa ragione se arrivassero al varo di un Governo non è realistico attendersi annunci clamorosi. In particolare per il reddito di cittadinanza e per l’aborrita “Legge Fornero” si può ricorrere al vecchio trucco di “costruire un percorso” per raggiungere nel medio-lungo termine un obiettivo impraticabile in tempi brevi.

Per la flat tax si tratta i capire se si intende finanziarla con una graduale eliminazione delle deduzioni e delle detrazioni. L’obiettivo sarebbe raggiunto facilmente ma avrebbe un piccolo inconveniente, quello (certamente non voluto dai “contraenti”) di accrescere la progressività dell’imposizione fiscale. Certo rimane la battaglia epocale contro gli sprechi della spesa pubblica e i costi della politica ma, per quanto sia una strada percorribile e necessaria, è un compito faticoso che qualunque schieramento politico potrebbe fare solo con gradualità. Lo stesso ragionamento vale per la lotta all’evasione che deve essere peraltro svolta in maniera trasparente e nel rispetto del diritto del contribuente come rivendicano sia Salvini che Di Maio.

Difficile pensare che la Lega, oggettivamente legata a una parte importante della piccola e media imprenditoria, possa accettare il ripristino, anche temporaneo, dell’articolo 18 nella versione precedente il Jobs Act. Così come in materia di politiche attive del lavoro l’unica cosa ragionevole sarà quella di proseguire, accelerandolo, il cammino sin qui avviato introducendo vincoli più efficaci affinché il sussidio di disoccupazione (una nuova declinazione del reddito di cittadinanza?) sia strettamente legato alla disponibilità ad accettare un nuovo lavoro. Così come per l’occupazione giovanile una strada possibile è quella di rafforzare ed estendere i percorsi di alternanza scuola lavoro e di valorizzare le strutture di formazione professionali anche nel post diploma.

Non si vede quale speranza possa avere l’idea dei 5Stelle di un semplice potenziamento degli organici dei centri per l’impiego, piuttosto la Lega potrebbe “offrire”, nel rispetto delle autonomie regionali, l’esperienza assai positiva della “dote lavoro” della Lombardia. Per l’Iva e l’Ilva di Taranto si vedrà.

C’è però un terreno su cui Lega e 5Stelle possono trovare una solida convergenza, quello del controllo dell’immigrazione. E’ una esigenza largamente sentita, da non sottovalutare, ma per suscitare il consenso della maggioranza dei cittadini deve essere gestita senza demagogia, con fermezza, equilibrio e rispetto nei confronti della gran parte degli immigrati che sono vittime della guerra e della fame. Pensare a riportare nei loro paesi gli “irregolari” è oggi irrealistico ma proseguire con maggiore determinazione sulla strada avviata dal ministro Minniti per impedire nuovi arrivi è necessario. Così come un ricorso più esteso alle espulsioni non solo di chi è legato al terrorismo , ma anche di chi commette reati ad alta pericolosità sociale sarebbe giudicato, in particolare dalle fasce più deboli dei cittadini, come una difesa legittima degli interessi della collettività da parte delle Istituzioni.

Considerata la natura ultragiustizialista di un movimento come i 5Stelle questa posizione potrebbe essere condivisa se accompagnata da altri misure come quelle illustrate al convegno di Casaleggio Junior dal PM Di Matteo, con una coda sui conflitti di interesse. Ma anche Salvini, se non vuol finire alla corte di Di Maio deve tener conto dell’alleato (?) Berlusconi. A farne le spese potrebbe essere la riforma carceraria di cui peraltro la grande maggioranza dei partiti, dei magistrati e degli avvocati ne parla un gran bene.

Back To Top