skip to Main Content

Vi racconto tutta la nebbia dei rapporti fra Virginia Raggi e Luca Lanzalone

I Graffi di Damato sui rapporti fra Virginia Raggi e Luca Lanzalone sui casi Acea e stadio della Roma Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro stanno tirando da giorni sospiri di sollievo nelle loro postazioni di governo almeno sull’affare Luca Lanzalone, dopo essere passati per parecchi giorni come i tre esponenti grillini che,…

Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro stanno tirando da giorni sospiri di sollievo nelle loro postazioni di governo almeno sull’affare Luca Lanzalone, dopo essere passati per parecchi giorni come i tre esponenti grillini che, occupandosi delle difficoltà di un’ancora esordiente sindaca di Roma Virginia Raggi, importarono in Campidoglio l’avvocato genovese. Che è finito agli arresti domiciliari soprattutto per i suoi rapporti col costruttore romano Luca Parnasi, imprigionato a Milano e poi tradotto a Regina Coeli per presunta associazione a delinquere e corruzione.

Dopo avere dato l’impressione, forse a torto, per carità, di averlo dovuto in qualche modo subire, la sindaca Raggi, peraltro sentita già due volte in Procura come persona informata dai fatti, si è assunta la responsabilità di avere scelto Lanzalone come consulente o qualcosa di simile, sia pure senza contratto. Quello da lui proposto alla prima cittadina della Capitale, per quanto senza compenso, bastando e avanzando per sua stessa ammissione il prestigio che poteva derivargli, non fu a suo tempo approvato dall’Avvocatura capitolina.

Ma sulla natura dei rapporti fra la sindaca e il suo consulente, prima e dopo il suo arrivo al Consiglio di amministrazione dell’Acea per assumere la presidenza della maggiore delle aziende municipalizzate di Roma, gli inquirenti non si sono ancora fatte idee ben precise. E non passa giorno senza che ricevano, forse senza neppure cercarle, notizie nuove che rischiano non di risolvere ma di aumentare i loro dubbi.

Potrebbe essere il caso dell’intervista rilasciata al Messaggero dall’imprenditore veneto Massimo Colomban, segnalato dai vertici grillini alla sindaca Raggi pochi mesi dopo la sua elezione e da questa nominato assessore alle aziende partecipate, ma dimessosi dopo quasi un anno proprio dopo l’approdo a Roma di Lanzarone. Che vi arrivò, secondo i ricordi di Colomban, per occuparsi non del progetto dello stadio romanista a Tor di Valle, poi finito fra le sue materie, ma dell’azienda comunale dei trasporti, l’Atac, prospettandone il fallimento, o qualcosa del genere, fra lo stupore e comunque la disapprovazione dell’assessore competente. Che tuttavia si vanta ancora di avere presentato lui l’avvocato genovese a Beppe Grillo in una cena nell’albergo romano davanti ai fori imperiali, dove il comico fondatore del Movimento 5 Stelle risiede quando si ferma nella Capitale. Altro quindi che il sindaco di Livorno Filippo Nogarin, espostosi qualche giorno fa con una intervista al Fatto Quotidiano per assumersi la responsabilità di avere introdotto presso i vertici del partito l’avvocato genovese, avendolo selezionato a dovere e sperimentato con soddisfazione nella soluzione dell’azienda dissestata dei rifiuti della città toscana.

Comunque fosse arrivato a Roma, da chiunque introdotto, raccomandato e quant’altro, Lanzalone instaurò con la sindaca un rapporto avvertito dall’allora assessore Colomban come “un feeling professionale molto forte”. L’avvocato genovese era sicuramente “preparato, ma troppo esuberante”, e forse favorito in questa esuberanza da una certa debolezza, diciamo così, del personale politico ed amministrativo delle 5 Stelle. A proposito del quale Colomban ha detto di averne parlato con “Beppe” dicendogli che “ci sono giovani pieni di arroganza e supponenza che si sentono Grillo ma non lo sono”.

Dimessosi da assessore alle aziende “partecipate”, Colomban fu sostituito l’anno scorso dal commercialista e docente universitario Alessandro Gennaro, che però è rimasto a quel posto ancora meno di lui.

Back To Top